Continua, anche in parlamento, la lotta dei lavoratori, delle lavoratrici, e di tutte le vittime esposte all’amianto per ottenere giustizia. Nella precedente legislatura è stata approvata la costituzione di un fondo per le vittime dell’amianto art. 1, commi 241-246, legge finanziaria n. 244/07 (legge finanziaria per il 2008), in favore di tutte la vittime che hanno contratto patologie asbesto correlate per esposizione all’amianto e alla fibra “fiberfrax” e in caso di morte per gli eredi.
Nonostante la legge abbia stanziato i fondi, a tutt’oggi, da oltre 15 mesi le vittime dell’amianto aspettano (finora invano) che il governo adempia agli obblighi di legge, emanando il regolamento attuative del fondo ( previsto entro 90 giorni). Dopo la sentenza del Tar del Lazio, che ha accolto le argomentazioni giuridiche del nostro legale, l’avv. Ezio Bonanni, annullando parzialmente gli atti illegittimi del ministero del lavoro e dell’INAIL del 12-03-2008, che limitava solo a 15 dei 500 siti il riconoscimento dei benefici contributivi per l’esposizione alle polveri e alle fibre d’amianto, per i quali era intervenuto l’atto di indirizzo del Ministero del Lavoro, ora esteso per effetto della sentenza ai lavoratori di tutti i 500 siti, fino all’inizio delle bonifiche e comunque fino al 02-10-2003, l’INAIL continua a rifiutarsi in molte sedi di rilasciare le certificazioni.
Dopo Il ricorso a Strasburgo, alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che ha dichiarato legittimo e ricevibile il ricorso, prosegue la lotta nelle fabbriche, nei luoghi di lavoro e nel territorio, e ora anche nel Parlamento Italiano. Fra le vittime dell’amianto che stentano ad avere giustizia, insieme agli uomini, ci sono molte sono donne che hanno lavorato in vari settori, dalla cantieristica navale, alla produzione di cemento -amianto, dalla fabbricazione di gomme, alle fabbriche metalmeccaniche e chimico/farmaceutiche, dove l’uso dell’amianto in matrice friabile e compatta è stato massiccio. Molte sono state anche le mogli, i familiari dei lavoratori e cittadini, colpiti dalla fibra killer dell’amianto, che, pur non avendo mai lavorato a contatto con questo minerale, solo per aver lavato le tute o abitato vicino ai luoghi contaminati, sono stati assassinati. Molto spesso le donne che hanno lavorato nelle fabbriche e nei cantieri esposte all’amianto faticano più dei colleghi maschi a vedersi riconosciuta l’esposizione e con tempi processuali biblici; anche le sentenze in sede giudiziaria, quando sono favorevoli, vanno sempre oltre ogni ragionevole durata, arrivando, spesso, quando la persona ormai ci ha lasciati a causa della malattia. Emblematici i casi dei cantieri navali di Sabaudia e Roma – Ostia, dalle quali assume lo spunto la parlamentare pontina On. Sesa Amici, dove gli unici ricorsi respinti sono quelli delle lavoratrici donne e così’ anche a Torre del Greco ed in altri siti. Con queste due interpellanze ora si riaccende la battaglia anche nelle aule parlamentari. Su richiesta dei comitati e delle associazioni vittime dell’amianto e su sollecitazioni dell’avv. Ezio Bonanni, procuratore e difensore delle associazioni, sono state presentate, prima delle ferie estive, due interrogazioni parlamentari . La prima, al senato, rivolta al Ministro del Lavoro, della salute e delle Politiche sociali. Firmata da 12 senatori (Casson, Pegorer, Amati, Antezza, Barbolini, Biondelli, Chiaromonte, Marco Filippi, Fontana, Garraffa, Ignazio Roberto marino, Vimercati). La seconda, alla Camera dei deputati, non solo al Ministro del lavoro, ma rivolta anche al Ministro dell’Economia e delle Finanze e al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, firmata da 4 Onorevoli donne, le On. Sesa Amici, Teresa Bellanova, Delia Murer, Alessia Maria Mosca. I morti sul lavoro e di lavoro, le vittime dell’amianto, dei veleni e dei cancerogeni usati nei processi lavorativi e di produzione aspettano ancora giustizia. Il governo non può calpestare gli art. 3, 32 e 38 della Costituzione, se non li rispetta si rende complice di precise scelte di Enti Previdenziali inadempienti che col loro comportamento dilatorio danneggiano i lavoratori e le lavoratrici, e di scelte imprenditoriali dei padroni che, in nome del profitto, calpestano la vita umana e lo stato di diritto.
Milano, Sesto San Giovanni, Trieste, Latina, 1/8/2009
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio - cip.mi@tiscalinet.it - 335/7850799
Associazione Vittime Amianto Nazionale Italiana - avappresidente@hotmail.it - 335/8056074
Associazione Esposti Amianto Regione Friuli Venezia Giulia - segreteria@aea-fvg.org - 040/370380
Osservatorio Nazionale Amianto - avvbonanni@libero.it
N.b. Coloro che sono vittime di discriminazione – in special modo le donne - possono segnalarlo, chiedere chiarimenti ed assistenza alle nostre associazioni, chiamando in sede o direttamente all’avvocato Ezio Bonanni (in Latina Via Svetonio 16, tel 0773 663593, o in Roma Via Crescenzio 2, tel. 06.68309534).
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Pasquale (giovedì, 31 dicembre 2009 20:55)
Sono un operaio che ha avuto la certificazione dall'INAIL per l'esposizione all'amianto fino al 1992.Ho presentato domanda all'INAIL per il prolungamento dei benefici fino ad avvenuta bonifica ma con esito negativo.Dopo la sentenza del TAR del Lazio ho ripresentato la domanda ma ad oggi ancora nessuna risposta.Che bisogna fare???