Manifestazione Nazionale - Legalità, Verità, Giustizia.
L’Aquila 6 marzo 2010.
Condividiamo le preoccupazioni che come Comitato Famigliari Vittime Casa dello Studente e altre associazioni denunciate rispetto al progetto governativo di cancellare, con
un colpo di spugna, le responsabilità degli assassini di centinaia di migliaia di lavoratori e cittadini con quello che viene chiamato “processo breve”.
La nostra esperienza di lotta contro gli assassini di tanti nostri compagni di lavoro - costretti a lavorare senza protezione con l’amianto nelle fabbriche da dirigenti e datori di lavoro che,
pur sapendo della pericolosità dell’amianto e delle sostanze cancerogene, hanno lasciato morire consapevolmente degli esseri umani pur di fare soldi - ci vede al fianco vostro e di tutti coloro
che lottano per avere giustizia.
In Italia chi uccide i lavoratori in nome dei bilanci aziendali spesso è, e resta, impunito.
L’unico diritto riconosciuto è quello di fare profitti, a questo sono subordinati tutti gli altri “diritti umani”. Le leggi, le norme, una giustizia che protegge i datori di lavoro e gli
speculatori che non rispettano le norme di sicurezza, un intero sistema economico, politico e sociale, fanno sì che la salute e la vita umana, davanti ai profitti, passino in secondo piano.
La frase scritta nelle aule dei tribunali italiani - “la legge è uguale per tutti”- non corrisponde a verità. E “legge” spesso non significa “giustizia”, ma impunità.
Anche se molte istituzioni sono compiacenti con gli assassini, purché siano ricchi e potenti, e molti tribunali, con sentenze assolutorie verso i padroni, sostengano che uccidere i lavoratori in
nome del profitto non è reato, noi continueremo a lottare, fuori e dentro le aule dei tribunali, perché vogliamo e pretendiamo giustizia.
In Italia c’è necessità che i processi siano brevi, perché le cause sono lunghissime, durano anni e spesso terminano per la sopraggiunta morte dei lavoratori o dei cittadini già minati nel
fisico, ma non possiamo accettare, dopo il danno, anche la beffa: che in nome del processo breve si conceda la licenza di uccidere ai responsabili degli infortuni sui posti di lavoro e delle
catastrofi ambientali. Non possiamo accettare che i processi penali durino decenni e che - anche in casi di condanna dei datori di lavoro per omicidio colposo, o dei responsabili dei disastri
ambientali - con la prescrizione si assicuri l’impunità ai responsabili della morte di centinaia di migliaia di lavoratori e cittadini.
In questi anni migliaia di operai, cittadini, lavoratori italiani e stranieri, i loro famigliari e intere famiglie sono state sterminate dal’amianto e altre sostanze cancerogene usate nei
processi di produzione e molti aspettano ancora invano giustizia. L’art. 32 della Costituzione Italiana tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo, il diritto alla vita, ma ancora
oggi dobbiamo lottare per farlo applicare, perché crediamo che ogni persona abbia diritto ad un’equa e pubblica udienza entro un termine ragionevole.
La nostra esperienza ci ha fatto capire che, per difendere il diritto alla salute, alla giustizia, alla tutela dell’ambiente e della natura, non dobbiamo più
delegare a nessuno la difesa dei nostri interessi.
Dobbiamo lavorare per costruire un grande movimento che unifichi tutte le lotte operaie e popolari, nella battaglia contro lo sfruttamento, per la difesa della salute e della vita umana. Dobbiamo
continuare la lotta per imporre condizioni di sicurezza sui posti di lavoro, e nel territorio affinché altri non debbano subire e patire quello che hanno subito i nostri cari, i nostri compagni e
i loro familiari.
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio
Via Magenta 88 – 20099 Sesto San Giovanni (MI).
Sesto San Giovanni (Mi), 6 marzo 2010
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