di TIZIANA DE GIORGIO
Le 136 tonnellate di amianto sono ancora tutte lì, a fasciare fino all'ottavo piano le quattro palazzine dell'Aler di via Russoli. Le vittime della fibra fuori legge, nel frattempo, continuano a
crescere all'interno delle case: dopo gli otto morti di tumore al polmone nel giro di pochissimo tempo, l'ultimo mesotelioma è stato ora diagnosticato a una signora che abita al numero 18,
facendo salire a nove il bilancio di 20 anni di esposizione. Ma dopo più di un anno dall'annuncio della partenza dei lavori di bonifica, lì non è cambiato nulla. "Ci avevano promesso che
avrebbero iniziato a liberarci dall'amianto la primavera scorsa - dicono gli abitanti - siamo a gennaio e tutto è esattamente come prima. E noi continuiamo ad ammalarci".
I quattro edifici a due passi dallo Iulm, quando sono stati costruiti negli anni 70, sono stati letteralmente imbottiti del materiale killer. L'amianto è stato utilizzato non solo per condotti di
aerazione degli ascensori, ma soprattutto per le coperture degli edifici: enormi pannelli bianchi che rivestono l'intero profilo delle palazzine. Una convivenza durata due decenni senza che gli
abitanti ne sapessero nulla. Nel 2008, però, l'allarme di uno dei medici di base della zona, Giuseppe Fagone, che si è accorto di un'anomalia fra i suoi pazienti: fra chi abitava ai numeri pari
di via Russoli, ovvero nelle palazzine dell'Aler, il numero dei decessi per cancro ai polmoni aumentava in maniera che non aveva nulla a che vedere con chi abitava ai numeri dispari, senza
amianto.
Per gli inquilini riuscire a dimostrare la presenza della fibra fuori legge è stato tutt'altro che facile: mentre Aler taceva, la conferma è arrivata alla fine del 2008, quando un pannello si è
staccato da uno degli edifici, andandosi a frantumare nel piazzale davanti ai portoni d'ingresso. Gli abitanti hanno quindi sottoposto il materiale all'Arpa, che ha sciolto ogni dubbio. Solo in
quel momento l'Aler ha ammesso di aver rilevato già dal 1997 la presenza della fibra velenosa, e si è convinta a varare un piano di bonifica - del costo di circa 13 milioni di euro - che ne
prevede la rimozione completa. Una prima fase del piano è iniziata poco dopo, con la messa in sicurezza dei condotti di aerazione pieni di amianto. La parte più sostanziosa dei lavori invece - la
rimozione di tutti i pannelli bianchi in amianto - è stata presentata agli abitanti esattamente il 9 di settembre del 2009, con la promessa di partire con il nuovo anno.
Ma a oggi non solo la rimozione non è iniziata, ma non è nemmeno stata fatta la gara d'appalto per i lavori. "Se ne parla fra tre mesi quando sarà conclusa la fase di progettazione, purtroppo non
prima", spiega Edoardo Cascitelli, direttore dell'area tecnica di Aler. Nel frattempo in via Russoli si continua a vivere in mezzo all'amianto. "È pazzesco, non è stato fatto nulla e qui la gente
continua ad ammalarsi - commenta il dottor Fagone - ho deciso di fare uno screening ai miei pazienti di via Russoli. Sono circa 250, voglio controllarli tutti per cercare di anticipare il più
possibile un'eventuale diagnosi di tumore. Ma devono bonificare subito". Gli abitanti annunciano un'altra battaglia: "Inizieremo una raccolta firme e ci ripresenteremo tutti insieme a Palazzo
Marino per farci sentire - dice Tina Monaco, a capo del comitato di quartiere - non staremo fermi a contare altri morti".
Da "la Repubblica" Milano
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