Libia, lettera
degli ex bredini
"Basta lacrime
di coccodrillo"
Cinque operai dell'ex Breda hanno sentito l'esigenza di prendere carta e penna e scrivere una lettera di solidarietà nei confronti del popolo libico e di condanna verso gli esborsi in armamenti dei governi occidentali.
Sesto San Giovanni Giovanni, 24 febbraio 2011 – In cinque hanno sentito l’esigenza di scrivere una lettera aperta. A prendere carta e penna sono stati gli ex operai della Breda Fucine di Sesto. Un documento di solidarietà nei confronti del popolo libico e di condanna verso le spese militari, anche dei governi occidentali. Luigi Consonni, Orio Castagnoli, Silvestro Capelli, Michele Michelino, Sandro Tansini in silenzio non ci vogliono stare.
«Siamo di fronte a falsi appelli contro la violenza, a favore della transizione pacifica che si levano in questi giorni — dicono gli ex bredini —. Noi diciamo no alle lacrime di coccodrillo versate da politici e industriali, corresponsabili di questa carneficina, della morte di centinaia di persone».
Uno sfogo a tutto campo quello delle cinque tute blu, che se la prendono con «i governi italiani e con i dittatori del mondo arabo che, insieme, hanno fatto affari d’oro». No alla violenza e a tutte le guerre, gli ex operai da anni manifestano a favore della pace. Lo avevano fatto anche all’interno del loro stabilimento che produceva pezzi fucinati in metallo.
«Noi operai ci siamo sempre battuti contro le guerre — ricordano —. Già nel 1991, allo scoppio della guerra in Iraq, insieme agli operai di altre fabbriche organizzammo dal basso uno sciopero generale contro la guerra, che portò in piazza a Milano oltre 20mila lavoratori». Ma gli episodi pacifisti sono tanti. «Abbiamo cercato di ostacolare in ogni modo la produzione di armi usando ogni pretesto per fare scioperi. Allora, insieme a decine di nostri compagni di lavoro, per dimostrare la nostra opposizione alla guerra che vedeva coinvolta anche l’Italia, attaccammo in modo ben visibile un adesivo sulla tuta da lavoro».
Che portava questa scritta: «Contro la guerra dei padroni solidarietà fra i lavoratori e i popoli sfruttati di tutto il mondo». Oggi, nella loro lettera, i cinque operai tornano a ricordare che «anche la Breda Fucine di Sesto, di proprietà del Governo fino alla privatizzazione che l’ha portata alla chiusura, ha fornito armi, bombe, cannoni e mitragliatrici per le navi, gli aerei e le contraeree».
di Laura Lana
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