Anna Pellizzone (Terra Milano)
SALUTE. La Regione presenta la Giornata mondiale delle vittime che si terrà il prossimo 28 aprile. Solo in Lombardia 800 morti l’anno.
Circa 2 milioni e 800mila metri cubi ancora da bonificare. Ma soprattutto 800 morti l’anno per mesotelioma, altri tipi di neoplasie polmonari e asbestosi. I dati che parlano di amianto in Lombardia fanno paura e il peggio deve ancora arrivare, perché il picco di decessi causati dalla fibra killer è atteso tra il 2015 e il 2020. La presentazione ieri mattina al Pirellone della Giornata mondiale delle vittime dell’amianto, che si terrà il prossimo 28 aprile, è stata un’occasione per fare il punto della situazione e denunciare le ancora numerose mancanze di governo e Regione nella gestione di quella che Michele Michelino, del Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio, ha definito «un’emergenza ambientale, sanitaria e sociale
Per Fulvio Aurora, dell’Associazione Italia Esposti Amianto, uno dei nodi centrali è la recente approvazione del decreto che
stabilisce un’erogazione monetaria per le vittime di questa fibra. La nuova legge prevede infatti un risarcimento per le persone esposte all’amianto in ambito lavorativo, escludendo così
dall’accesso ai fondi tutti i cittadini che si sono ammalati per un’esposizione legata all’ambiente di vita. Ad esempio le mogli che per anni hanno lavato le tute contaminate dei mariti operai.
Il luogo tristemente simbolo dell’amianto in Lombardia è Broni, dove ogni anno si ammalano per l’esposizione all’amianto circa 10 persone. Un numero enorme, soprattutto visto che l’abitato,
assieme al vicino comune di Stradella, raggiunge a stento i 3mila abitanti. L’amianto in Lombardia continua ad essere protagonista anche nelle aule dei tribunali.
Martedì nel capoluogo lombardo sono infatti stati rinviati a giudizio dieci ex dirigenti dello stabilimento Pirelli di viale Sarca, con l’accusa di avere esposto i propri dipendenti «per tutta la
giornata lavorativa e senza l’adozione di adeguati sistemi di aspirazione o protezione individuale». Michele Michelino, spiega che «quando come Comitato per la difesa della salute nei luoghi di
lavoro e nel territorio ci presentiamo come parte civile nei processi è perché vogliamo condanne esemplari, per far capire agli imprenditori che è importante investire sulla sicurezza. La
giustizia spesso è tardiva e quindi serve anche la prevenzione». Motivo per cui nel dibattito sull’amianto resta centrale il problema delle bonifiche.
«La Lombardia ha una legislazione relativamente adeguata - continua l’esponente del Comitato - ma tarda ad essere applicata. Per il Piano regionale, la dismissione dell’amianto dovrebbe essere
conclusa entro il 2016. Ma di questo passo, secondo i nostri calcoli, ci metteremo almeno 140 anni. Un altro problema della Lombardia - aggiunge Michelino - è l’assenza di siti di smaltimento e
forni d’inertizzazione dell’amianto. I materiali recuperati dai manufatti vengono spediti in Germania, anche perché le discariche individuate sul nostro territorio spesso sono ex cave,
geologicamente inadatte o vicine alle abitazioni».
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