No TAV: manganellate e armi chimiche contro i manifestanti.
di Michele Michelino
La TAV, “opera” considerata prioritaria, dal governo di centrodestra di Berlusconi, ma anche dal precedente governo di centrosinistra di Prodi costerà, secondo le stime più prudenti, 22.000 milioni di euro. Il progetto che prevede la perforazione della montagna con un tunnel di 54 km trova da sempre l’opposizione dei Valligiani che denunciano le speculazioni, i pericoli ambientali, sociali e sanitari, ma anche lo scarso utilizzo della linea ferroviaria già esistente e sottoutilizzata.
Il 3 luglio in Val di Susa la manifestazione nazionale contro il Treno ad Alta Velocità Torino - Lione, convocata dai comitati NO TAV e sostenuta da 22 sindaci della Valle di Susa, è stata repressa brutalmente da un imponente schieramento delle “forze dell’ordine”. Il corteo colorato e gioioso con 70.000 persone, in testa i sindaci con la striscia tricolore e intere famiglie con molte donne e bambini al mattino e sfilato tranquillo. Poi quando centinaia di manifestati si sono avvicinate all’entrata del cantiere a Chiomonte, (zona occupata e militarizzata dal 27 giugno quando 2.000 agenti delle “forze dell’ordine” conquistarono l’accampamento costruito dai cittadini che si oppongono alla costruzione della TAV), la polizia è intervenuta reprimendo brutalmente chiunque si trovasse nelle vicinanze dando luogo a scontri che si sono prolungati per tutto il pomeriggio
Le cronache giornalistiche riportando i risultati degli scontri parlano di 188 agenti feriti e 4 manifestanti arrestati, mentre
secondo fonte No TAV ci sono 223 manifestanti feriti o intossicati. Il corrispondente di Al Jazeera ha denunciato che la polizia ha sparato ad altezza d’uomo. Un manifestante è stato ricoverato
con traumi multipli toracici e addominali per uno sparo di lacrimogeno e manganellate. Ecco quanto ha dichiarato il manifestante ferito Fabiano Di Berardino dal
letto d'ospedale: «Ero vicino a una recinzione mentre cercavamo di riprenderci la Maddalena. Era un'azione simbolica, ma ci hanno aggredito con violenza. Mi hanno colpito con un lacrimogeno,
quando mi hanno preso, mi hanno pestato in dieci. Si accanivano senza pietà. Poi, prima di portarmi nel deposito dei gas lacrimogeni e mettermi su una barella, mi hanno sputato in faccia, colpito
nei testicoli e continuato a picchiare fino a quando non è arrivato un medico militare. Appena si è girato sono stato colpito sul naso con un tubo di ferro. Mi hanno detto che mi avrebbero
ammazzato. Sulla barella hanno continuato a pestarmi. Un agente della Digos li ha invitati a smettere perché c'erano le telecamere. Poi, un dirigente di polizia si è avvicinato e ha fatto
spostare la mia barella al sole dicendo che non meritavo di essere soccorso e che dovevo pagare per aver tirato le pietre».
«È stato come a Genova, si voleva fare male e spaventare la gente, affinché non scenda più in piazza. Perdevo litri di sangue e mi hanno lasciato sotto il sole per tre ore». Inoltre aggiunge
Di Berardino: «La cosa più umiliante è stata un bicchiere di urina lanciatomi addosso». «Questa è la polizia democratica di Maroni».
La polizia com’è stato dimostrato ha utilizzato manganelli e gas lacrimogeni CS (chlorobenzylidene malomonitritile), che è considerato un’arma chimica.
Per giorni i giornali e televisioni hanno scritto fiumi di parole contro le violenze dei manifestanti inventandosi “facinorosi” e “black bloc”, arrivando a titolare, come ha fatto La Stampa; “la guerra delle Brigate Rosse dei No Tav”, ignorando completamente le violenze poliziesche.
Le violenze delle “forze dell'ordine”, hanno invece ricevuto il plauso dello stato a cominciare dal ministro dell'Interno Roberto Maroni che ha affermato: «si sono comportate molto bene», arrivando a sollecitare la magistratura affinché contro i “manifestanti violenti” individuati sia applicato il reato di ''Violenza di stampo terroristico, e ipotizzi reato di tentato omicidio''. Anche il ministro del lavoro Maurizio Sacconi ha voluto dire la sua affermando che: «Non possiamo permetterci il lusso di accettare il veto di minoranze. Questo vale per la Tav Torino - Lione, ma vale anche in generale. Bisogna anche difendere i diritti di una maggioranza di governare nella direzione che in una democrazia solo le maggioranze possono indicare». Anche il sindaco di Torino Piero Fassino (PD) è sceso in campo con i sostenitori della SI Tav affermando: «Se il bilancio degli incidenti non è più grave, è grazie alla saggezza e alla moderazione delle forze di polizia, che si sono limitate a contrastare l'aggressione e l'assalto di coloro che, con spranghe, pietre e bastoni, hanno devastato il cantiere e l'area della manifestazione. Io penso si debba dire, con grande chiarezza, che questo è inaccettabile». E per finire in bellezza, anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha fatto sentire la sua voce, chiedendo “fermezza” contro “i violenti”, naturalmente riferendosi ai manifestanti NO TAV, non certo ai poliziotti.
Per il governo Berlusconi, l’inizio dei lavori era necessario, per ricevere i 680 milioni di euro dei fondi europei previsti dall’Unione Europea. In verità l’U.E., non chiede che si faccia la TAV Torino - Lione, ma che il trasporto di merci e passeggeri nel corridoio 5 migliori la sua efficienza, cosa che si potrebbe ottenere migliorando le linee già esistenti, che funzionano solo al 25% della loro capacità, come affermano gli esperti contrari alla realizzazione dell’opera. La crisi economica sta creando disastri nel mondo e in Europa la crisi sta precipitando. Come succede in Grecia, in Spagna, Portogallo, intere popolazioni e gruppi sociali non accettano più che siano messe in pratica sulla loro pelle decisioni che favoriscono solo i profitti di pochi. Non solo le spese della TAV ricadranno su tutti noi, mentre il governo ci taglia pensioni, lavoro, sanità, educazione e chissà che altro ancora, ma su tutti noi ricadranno anche le spese delle malattie e dei lutti che aspettano la popolazione valsusina se si traforerà la montagna. Oltre all’inquinamento che porterà il tunnel, già molti esperti hanno messo in guardia sulla presenza massiccia di amianto nella montagna con tutti i rischi per la popolazione, fatto che tutti i governi di centrodestra e centrosinistra e la Confindustria, nascondono o minimizzano.
Ogni volta che, democraticamente in quest’occasione perché si tratta di una popolazione intera che da più di 10 anni lotta contro la TAV, chi subisce i danni - e anche la beffa di doverli poi pagare di tasca propria - protesta, riceve in cambio, da destra e da “sinistra” violenze di tutti i tipi, si tratti dei valsusini o delle vittime degli incidenti sul lavoro che protestano quando i padroni sono assolti. E mentre tutti i partiti (di centrodestra e centrosinistra) sostenitori della TAV e la Confindustria, si riempiono la bocca di “diritti umani”, e condannano l’autodifesa dei manifestanti, la violenza dello Stato borghese, rappresentante del capitale, per loro è sempre “democratica e legale”. Sempre in tema di “diritti umani”, vogliamo ricordare che i campioni della legalità e della democrazia borghese, pur di non perdere i loro affari, non hanno esitato a usare contro i manifestanti armi chimiche. Il gas CS utilizzato dalla polizia è considerato dalla Convenzione sulle armi chimiche firmata nel 1997 una sostanza che, oltre a danneggiare i polmoni, può provocare danni a cuore e fegato. Una volta metabolizzato il gas, nei tessuti delle persone esposte si trovano tracce di cianuro. Le manganellate e i gas lacrimogeni lasciano segni su chi li riceve, ma la repressione contro un’intera popolazione può contenere e ritardare l’esplosione della protesta, ma non può impedire le lotte e il loro esito vittorioso.
Anteprima dalla rivista “ nuova unità”
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