Dal giornale mensile di novembre, ZONA NOVE
Mogli morte per aver lavato le tute dei mariti
Breda, Pirelli, Falk, Marelli, Ansaldo: sorveglianza sanitaria anche per i familiari degli operai esposti alla contaminazione
Michele Michelino (michele.mi@inwind.it)
Il Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio composto da lavoratori di molte fabbriche, alcuni dei quali risiedono anche in zona9, nel 2011 ha vinto una battaglia importante sul terreno della prevenzione primaria.
Prevenzione: la parola d’ordine che, già da tempo, aveva fatto chiedere ai lavoratori della Breda, Pirelli, della Falck, della Marelli, dell’Ansaldo di estendere i controlli sanitari anche alle famiglie e soprattutto alle mogli degli ex operai e delle vittime, che per anni avevano lavorato a contatto con il minerale killer.
Fra i lavoratori di queste fabbriche sono state diverse le donne che pur non avendo mai indossato una tuta blu, sono morte dopo aver lavato per anni quelle dei mariti.
Diverse anche in zona 9, come Carmela Maganuco, moglie di Giovanni M. operaio della Breda Fucine di Sesto San Giovanni scomparsa a 53 anni nel novembre del 2009 per un carcinoma esteso a entrambi i polmoni.
Dopo anni di lotte un primo gruppo è stato iscritto nel Registro degli esposti amianto della Lombardia e dopo un’assemblea con i medici ha cominciato le visite alla Clinica del Lavoro di Milano. Nell’incontro con le mogli e le compagne dei lavoratori i medici hanno spiegato quali rischi corrono i familiari degli ex esposti all’amianto e le modalità con cui saranno effettuati i controlli e come afferma il Comitato ciò è stato possibile «grazie alla partecipazione degli associati».
Gli accertamenti sanitari specialistici che prima erano riservati ai lavoratori che avevano svolto mansioni con il rischio di inalazione di fibre di amianto ora sono stati estesi alle mogli e alle compagne che volontariamente lo richiedono. Questo risultato è stato reso possibile dalla lotta dei Comitati e delle Associazioni delle vittime dell’amianto che sono riusciti a far pressione sulla Regione Lombardia facendogli inserire già nel 2007 nel Decreto Direzione generale Sanità N. 4972 del 16/05/2007 la sorveglianza sanitaria “sugli esposti ed ex esposti all’amianto: lavoratori, ex lavoratori ed eventuali loro parenti” a partire dalla moglie o compagna della persona esposta. Anche se finora gli esposti all’amianto avevano sempre trovato resistenze (motivate da questioni economiche) nel far applicare queste disposizioni, in questi mesi il dispositivo è stato applicato e sono partite le visite. Un primo gruppo le ha ultimate.
Abbiamo intervistato in proposito la moglie di un operaio della Breda, Daniela T.
D. Come si è arrivati a queste visite?
Grazie alla lotta: da anni il Comitato di cui faccio parte e altre Associazioni delle vittime dell’amianto si battevano perché i lavoratori esposti a questo pericoloso minerale godessero della sorveglianza sanitaria gratuita. Raggiunto questo risultato per i lavoratori, abbiamo pensato che fosse opportuno, come del resto previsto dalla Legge regionale n. 4972, estenderlo alle mogli e alle compagne degli operai esposti. Dall’incontro che abbiamo fatto con i medici dell’ ASL Milano e della Clinica del Lavoro prima delle visite è emerso inoltre che avevano rilevato un’incidenza di circa lo 0,2% di donne colpite dall’amianto: può sembrare una percentuale molto bassa ma non lo è se si pensa che – a differenza degli operai esposti tutti i giorni per otto ore – noi venivamo a contatto con questo cancerogeno circa una volta alla settimana, quando lavavamo le tute dei nostri mariti. Questa percentuale dimostra invece – secondo noi – l’estrema pericolosità dell’amianto. Ecco perché riteniamo importantissimo che vengano sottoposti a sorveglianza sanitaria anche i familiari dei lavoratori esposti.
D. A che tipo di visita siete state sottoposte?
Prima ci hanno fatto un’accuratissima anamnesi, chiedendoci particolareggiate informazioni sulla nostra salute, e soprattutto sul lavoro che facciamo o facevamo. Poi ci hanno fatto la spirometria e infine le radiografie centrali e bilaterali al torace. 20 giorni dopo circa ci hanno restituito gli esiti. A qualcuna hanno anche suggerito una visita dallo specialista per curare alcuni problemi di non grave entità, come l’allergia.
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