Mai negli ultimi tre anni nel nostro paese si era registrato un numero così elevato di vittime sul lavoro in un solo mese. Sono 71 le morti bianche rilevate a maggio. E salgono a 208 gli infortuni mortali nei primi cinque mesi del 2012.
intanto nel monitoraggio compare una nuova voce tra le cause di morte: eventi sismici e atmosferici con quasi il 10 per cento del totale delle vittime. l’Emilia Romagna in cima alla classifica, complici purtroppo le tragiche conseguenze che ha provocato il sisma e in particolar modo le scosse del 20 e del 29 maggio in emilia romagna; 34 le vittime rilevate in cinque mesi in regione. piu’ che raddoppiate in un mese.
Mai negli ultimi tre anni nel nostro Paese si era registrato un numero così elevato di vittime sul lavoro in un mese. Sono 71, infatti, le morti bianche rilevate a maggio dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering. E salgono a 208 gli infortuni mortali nei primi cinque mesi del 2012. Mentre nel monitoraggio compare una nuova voce tra le cause di morte: eventi sismici e atmosferici con quasi il 10 per cento del totale delle vittime.
Numeri sconfortanti che scaturiscono anche dal terremoto che ha colpito duramente il cuore produttivo del Paese nelle ultime settimane. Così l’Emilia Romagna - che era terza nella triste graduatoria delle morti bianche fino ad aprile - balza tragicamente in cima alla classifica, scalzando per la prima volta la Lombardia, complici purtroppo le tragiche conseguenze che ha provocato il sisma in particolar modo le scosse del 20 e del 29 maggio; sono infatti 34 le vittime rilevate in regione dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering in regione. Erano 15 alla fine del primo quadrimestre. Più che raddoppiate in 31 giorni. Ma c’è di più, perché anche nel bilancio nazionale l’incremento degli infortuni mortali sul lavoro è stato significativo: passando dai 137 rilevati fino a fine aprile ai 208 di fine maggio. Più di due decessi al giorno. E, intanto, la variazione rispetto allo stesso periodo dello scorso anno per la prima volta nel 2012 pone un segno positivo e sconfortante pari al 3 per cento.
E la Lombardia - che ha costantemente tenuto la prima posizione - occupa ora il secondo posto per numero di morti bianche con 30 vittime; seguono: Toscana (24), Veneto (13), Piemonte e Sicilia (12), Trentino Alto Adige, Abruzzo e Lazio (10), Calabria e Campania (9), Marche (7), Liguria (6), Puglia e Friuli Venezia Giulia (5), Basilicata e Umbria (4), Sardegna (3), Molise (1) e nessuna vittima in Valle D’Aosta.
Mentre la Basilicata continua a tenere le fila nella mappatura di Vega Engineering per incidenza di vittime rispetto alla popolazione lavorativa. Per la Lucania, infatti, l’indice è pari 21,6 contro una media nazionale pari a 9,1. Sul podio stanno anche il Trentino Alto Adige (21,3) e l’Abruzzo (20,3); quarta l’Emilia Romagna (17,6), quinta la Calabria (15,7), sesta la Toscana (15,4). Sopra la media nazionale anche i valori di Molise (9,2), Liguria (9,4), Friuli Venezia Giulia (9,8), Marche (10,7), Umbria (10,9).
Analizzando la situazione per macroaree, poi, è il Centro della Penisola a contare il maggior numero di decessi (90 – contro i 56 di fine aprile), seguito dal Nordovest (48), dal Nordest (28), dal Sud (27) e dalle Isole (15). Rispetto alla popolazione lavorativa è il Nordovest a proporre il risultato maggiormente virtuoso con un indice di incidenza pari a 7, seguito dalle Isole (7,4), dal Sud (7,6), dal Nordest 9,1 (nella media nazionale) e dal 12,2 del Centro.
Ed è nuovamente il terremoto a ridefinire la classifica provinciale delle morti bianche. Con Modena per la prima volta in cima alla graduatoria con 16 vittime. Un tragico cambio rispetto al 2011: alla fine dei dodici mesi dello scorso anno Modena contava 3 morti bianche. Seconda è Brescia (9), terza Grosseto (8). Sei le vittime registrate a Bolzano e a Torino. Cinque a Reggio Calabria, Livorno, Bergamo e Roma. Quattro a Mantova, Agrigento, Chieti, Avellino, Ferrara, Ancona, Trento, Perugia, Genova.
Grosseto è al primo posto nella classifica provinciale delle morti bianche rispetto alla popolazione lavorativa con un indice di incidenza di 83,1, seguita da Modena (52,6), Livorno (37,9), Nuoro (35,3), Agrigento (33), Matera (31,8), Reggio Calabria (31,5).
La principale causa di morte registrata dall’Osservatorio è quella provocata da una caduta dall’alto (23,1 per cento delle morti), seguita dallo schiacciamento dovuto alla caduta di oggetti pesanti dall’alto (18,8 per cento); al terzo posto il ribaltamento di un veicolo/mezzo in movimento (16,8 per cento); al quarto eventi atmosferici e sismici (9,1 per cento). E ancora il contatto con organi lavoratori in movimento (6,3 per cento). Seguono le morti dovute a cause elettriche dirette ed indirette (4,3 per cento), il decesso dovuto all’investimento da mezzo semovente (3,4 per cento); l’annegamento (2,9 per cento); il seppellimento o sprofondamento (1,9 per cento) come il soffocamento o intossicazione da gas. L’1,4 per cento dei morti è stato vittima di un letale contatto con oggetti/mezzi in movimento e per esplosione.
Il settore più a rischio con il 35,3 per cento dei casi di morti bianche di tutto il Paese è l’agricoltura, seguito dal settore delle costruzioni (22,2 per cento). Il 7,7 per cento degli eventi mortali, invece, è stato registrato nel commercio e nelle attività artigianali; mentre il 7,2 nei trasporti, magazzinaggi e comunicazioni; il 3,9 per cento dei decessi è stato registrato nella fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici; il 3,4 per cento nella produzione e distribuzione/manutenzione di energia elettrica, gas, acqua; il 2,9 per cento nei servizi così come nel settore della gomma e della plastica e nelle industrie alimentari.
Il dettagliato studio dell’emergenza condotto dagli esperti dell’Osservatorio Vega Engineering (tutti i dati sono disponibili sul sito www.vegaengineering.com) continua quindi con la nazionalità delle vittime. Si scopre così che gli stranieri deceduti sul lavoro sono il 13,8 per cento del totale. Mentre le fasce d’età più coinvolte nel dramma sono quelle che vanno dai 45 ai 54 anni (49 vittime), quella dei 35 - 44enni (47 morti), degli ultrasessantacinquenni (42) e quella tra i 55 e i 64 anni (35). Rispetto alla popolazione lavorativa l’indice di incidenza più preoccupante è proprio quello degli ‘over 65’ (111,7); segue il 13 della fascia 55-64 e il 7,8 dei 45-54.
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Ufficio Stampa: Dott.ssa Annamaria Bacchin
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