Comunicato stampa
Morti d’amianto alla Pirelli
Udienze sempre al rilento. Prossima udienza il 19 luglio e nuovo cambio di giudice: ritorna il giudice Tremolada.
Le udienze - prima con il GUP e ora con il tribunale - si trascinano stancamente da più di un anno e siamo ancora ai preliminari, mentre gli avvocati dei dirigenti Pirelli continuano a trattare con alcune parti civili nel tentativo di comprarle, sulla pelle dei lavoratori.
Nell’udienza di stamattina è ricomparso in aula il giudice Tremolada (che nella precedente udienza aveva dichiarato di essere stato sostituito) comunicando che d’ora innanzi sarà il titolare nel processo degli 11 dirigenti della Pirelli imputati della morte e di lesioni gravi a 24 lavoratori.
Dopo l’appello delle parti civili presenti e degli imputati (tutti contumaci), la parola è stata presa da una delle avvocatesse dei dirigenti che, in una lunga esposizione di alcune ore, ha eccepito sulle costituzioni di parte civile già costituite precedentemente e su quelle che si sono presentate recentemente, asserendo che vi sono difetti di legittimazione per tutti (compresi Asl, Regione Lombardia, Inail con cui i dirigenti Pirelli hanno comunque trattative aperte).
In particolare, la difesa dei dirigenti imputati di omicidio colposo ha insistito contro la costituzione di parte civile di Medicina Democratica, dell’Associazione Italiana Esposti Amianto, del Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio, della Camera del Lavoro di Milano e della Cgil, cercando di guadagnarsi la parcella pagata dai suoi clienti e dal responsabile civile: la Pirelli S.p.A.
Subito dopo ci sono state le repliche degli avvocati delle vittime e delle Associazioni.
Il giudice Tremolada ha quindi deciso la prossima udienza il 19 luglio, ore 9.00, per leggere l’ordinanza sulle costituzioni di parte civile ammesse o no nel processo, fissando da settembre il calendario delle udienze.
Non ci meraviglia l’accanimento dei difensori dei dirigenti Pirelli contro le Associazioni, il Sindacato e il nostro Comitato. La loro rabbia è ancor più motivata perché rischiano, dopo aver cercato di comprarsi l’impunità facendo uscire dal processo le vittime e i loro eredi, di veder rientrare dalla finestra come parti civili avversari ben più temibili e non ricattabili, come il nostro Comitato che da sempre si batte per ottenere giustizia per i lavoratori morti e ammalati e per questo nei processi chiede un euro (1 euro) di risarcimento.
La salute e la vita umana non sono in vendita e non hanno prezzo.
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio.
Sesto S. Giovanni, 22 giugno 2012 Per contatti 3357850799
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