Morti d’amianto alla Pirelli
Il giudice respinge la costituzione di parte civile del nostro Comitato accogliendo le tesi degli avvocati dei dirigenti Pirelli. La verità giuridica si fa beffe di quella storica, ma la lotta continua e noi non ci arrediamo.
Il giudice Tremolada nel processo degli 11 dirigenti della Pirelli imputati per la morte e di lesioni gravi a 24 lavoratori ha accolto le tesi della difesa dei dirigenti imputati di omicidio colposo escludendo dal processo il nostro Comitato. La motivazione letta in aula nell’ordinanza è che il nostro Comitato si “è costituito nel 1997 come si rileva dallo statuto”, cioè successivamente all’epoca dei fatti in giudizio e che “l’attività del Comitato è nota solo dal 2004” (cosa assolutamente non vera!).
Il nostro Comitato, che raggruppa centinaia di lavoratori e cittadini, è attivo dagli anni 80 nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro di Sesto San Giovanni e Milano con i suoi esponenti nei Consigli di Fabbrica prima e poi nelle RSU. La lotta per la salute in fabbrica e nel territorio è sempre stata il suo obiettivo. La prevenzione primaria e la lotta per messa al bando di tutti i cancerogeni sono dimostrate da centinaia di lotte e assemblee molto partecipate, come dimostrano gli allegati consegnati al giudice nella corposa documentazione delle attività svolte, attività che è stata completamente ignorata. Ancora una volta la verità processuale non coincide con quella storica provata dei fatti.
Tuttavia noi non ci arrendiamo e continueremo a lottare nelle fabbriche, nei cantieri, sui luoghi di lavoro, nelle piazze, nel territorio e nei tribunali, per cercare di impedire che in questo paese si continui a morire per infortuni sul lavoro e malattie professionali, per amianto e altre sostanze cancerogene.
Anche se esclusi dal processo come parte civile (ricordiamo che il nostro Comitato aveva chiesto un euro di risarcimento), i legali dei dirigenti Pirelli e i loro assistiti non hanno molto da rallegrarsi perché nel processo ci saremo comunque. Alcuni nostri associati, ex lavoratori della fabbrica Pirelli, citati come testimoni, ricostruiranno il ciclo produttivo e testimonieranno di essere stati costretti a lavorare con l’amianto senza essere informati dei rischi che correvano, rischi ben conosciuti dai dirigenti aziendali. Questa vicenda dimostra che il cammino per avere giustizia è ancora lungo. Anche se in alcuni casi, per quanto tardivo un briciolo di giustizia è arrivato, condannando i vertici aziendali e i padroni (Thissenkrupp, Eternit) in primo grado, nella maggioranza dei processi penali i responsabili rimangono impuniti e per le vittime al danno si aggiunge la beffa.
Lunedì 16 luglio con le stesse motivazioni, Il GUP del Tribunale di Milano aveva escluso dal processo il “Comitato a sostegno dei familiari delle vittime e dei lavoratori Eureco” (in cui sono morti 4 operai) e tutte le associazioni, dimostrando anche in questo caso un orientamento che tende a escludere le parti civili “scomode”, non in vendita, cioè i Comitati che hanno iniziato la lotta e che sono regolarmente esclusi. Noi ci battiamo perché tutti gli esseri umani siano liberi ed eguali e il diritto alla salute e al lavoro valga per tutti. Noi vorremmo che i responsabili delle morti di tanti lavoratori e cittadini pagassero il loro debito nei confronti delle vittime delle famiglie e della società. Non ci interessa vederli in galera, anche se lo meritano. Vorremmo, ad esempio, che una volta tanto i Tribunali non si limitassero a monetizzare la salute e la vita umana, ma che come forma di risarcimento condannassero, chi ha anteposto il profitto calpestando ogni diritto, a fare un lavoro socialmente utile: accudire i malati e vivere accanto alle loro vittime assistendole nell’ultimo periodo della loro vita.
Basta morti sul lavoro. La salute e la vita umana non sono in vendita e non hanno un prezzo. La salute non si paga e la nocività si elimina.
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio.
Sesto S. Giovanni, 19 luglio 2012
Mail: cip.mi@tiscali.it http://comitatodifesasalutessg.jimdo.com
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