Dopo l'esclusione del nostro Comitato come parte civile nel processo, grazie anche alle nostre segnalazioni si allarga il processo.
Riportiamo due articoli; dal Quotidiano IL GIORNO e dal giornale telematico PeaceLink
Dal Quotidiano IL GIORNO
Amianto, inchiesta su ex manger della Pirelli si allarga
Undici persone a processo
Il pm di Milano, Maurizio Ascione, ha fatto riferimento agli sviluppi dell’inchiesta. I casi in totale salirebbero a 50 circa, tra cui una quarantina di decessi per mesotelioma pleurico
Milano, 19 luglio 2012 - Operai morti o che si sono ammalati di forme tumorali a causa dell’amianto dopo aver lavorato negli stabilimenti milanesi dell’azienda tra la fine degli anni ‘70 e la fine degli anni ‘80: si allargano le indagini a carico di 11 ex dirigenti della Pirelli. Oggi nel corso del processo nei confronti degli ex manager, che devono rispondere già di 24 casi, il pm di Milano, Maurizio Ascione, ha fatto riferimento agli sviluppi dell’inchiesta. Da quanto si è saputo, i casi in totale salirebbero a 50 circa, tra cui una quarantina di decessi per mesotelioma pleurico.
Alla ripresa del processo a settembre, la Procura potrebbe depositare le indagini integrative nel dibattimento, ‘raddoppiando’ dunque le contestazioni a carico degli imputati. In questo caso, comunque, le difese degli ex dirigenti potranno discutere e produrre anche loro documenti e poi tocchera’ alla sesta sezione penale decidere se far entrare nel processo o meno i nuovi casi.
A processo ci sono 11 persone, tra ex componenti del cda e ex amministratori che si sono succeduti dal ‘79 all’ ‘88, e ai quali l’accusa, a vario titolo, contesta i reati di
omicidio colposo e lesioni colpose con l’aggravante di aver violato le normative sulla sicurezza. Tutti operai che hanno lavorato negli stabilimenti milanesi di viale Sarca e via Ripamonti. Per
il pm - che nel frattempo ha indagato su un’altra ventina di casi di decessi e su altri di operai ammalati - i lavoratori hanno subito negli anni esposizioni massicce e ripetute alle fibre di
amianto, senza protezioni. Pirelli ha piu’ volte ribadito, invece, di non aver ‘’mai utilizzato amianto’’ come ‘’componente nella produzione degli pneumatici e che all’epoca l’uso dell’amianto
negli edifici era pratica comune nelle tecniche di costruzione’’.
Da peacelink
Processo ai dirigenti Pirelli
Il giudice respinge la costituzione di parte civile del Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio
20 luglio 2012 - Stefano Tibiletti
Come per la vicenda Eureco (1) la storia si ripete nel processo Pirelli. Ancora una volta lavoratori sacrificati sull’altare del
profitto e, cosa ancor più aberrante, ancora una volta verità storica e processuale non coincidono al punto da non ammettere i Comitati come parti civili in tribunale. Il giudice ha giustificato
la sua decisione sostenendo che il “Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio” si sarebbe
costituito solo dopo l’epoca dei fatti in giudizio e che l’attività del Comitato è nota solo dopo il 2004. Nel comunicato stampa il Comitato ribadisce che “è attivo dagli anni 80 nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro di Sesto San Giovanni e Milano” e che “la prevenzione primaria e la lotta per la messa bando di tutti i cancerogeni sono dimostrate da centinaia di lotte e assemblee molto partecipate, come
dimostrano gli allegati consegnati al giudice nella corposa documentazione delle attività svolte, attività che è stata completamente ignorata”. Fatto ancor più inspiegabile è che il
Comitato aveva chiesto solo un euro di risarcimento, pertanto l’esclusione può essere motivata solo dal fatto che
l’intenzione è quella di escludere dal processo parti “scomode”. Anche se escluso dal processo, il Comitato sarà presente grazie ad alcuni associati (ex lavoratori della Pirelli) che, citati come
testimoni, “ricostruiranno il ciclo produttivo e testimonieranno di essere stati costretti a lavorare con l’amianto senza essere informati dei
rischi che correvano, rischi ben conosciuti dai dirigenti aziendali”. Nonostante il duro colpo i Comitati non hanno intenzione di arrendersi, la battaglia affinché
i Tribunali non si limitino a monetizzare la salute e la vita umana non deve conoscere soluzione di continuità. I membri
del Comitato vorrebbero che “i responsabili delle morti di tanti lavoratori e cittadini pagassero il loro debito nei confronti delle vittime
delle famiglie e della società. Non ci interessa vederli in galera, anche se lo meritano”. Anziché la galera sarebbe auspicabile che i tribunali, “come forma di risarcimento, condannassero, chi ha anteposto il profitto calpestando ogni diritto, a fare un lavoro socialmente utile: accudire i malati e
vivere accanto alle loro vittime assistendole nell’ultimo periodo della loro vita”
Teniamo alta l’attenzione su queste vicende. Solo così potremo cercare giustizia per i lavoratori morti per malattie causate dalle micidiali polveri dell’amianto. Nonostante i dirigenti della
Pirelli abbiano dichiarato di aver “sempre agito cercando di tutelare al meglio la salute e la sicurezza dei propri dipendenti con le misure
adeguate alle conoscenze tecniche a disposizione nel corso degli anni” (2) arrivarono, in un secondo momento, ad offrire tra i 70 e i 150 mila euro per ciascun operario deceduto.
Ricordiamo che i fatti qui descritti si riferiscono agli anni ’70 e ‘80. Le accuse, per gli 11 dirigenti della Pirelli ancora in vita, sono omicidio colposo plurimo, lesioni colpose e omissione o
rimozione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro.
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