Pubblichiamo l’articolo de IL GIORNO di lunedì 5 novembre 2012
Due anni dopo il rogo l’incubo non è finito
Paderno, il ricordo delle vittime di parenti e sopravvissuti. Senza le istituzioni
di Simona Ballatore
Paderno Dugnano, 4 novembre 2012 - Piove sul piazzale di via Mazzini che il 4 novembre del 2010 fu divorato dalle fiamme. 2Sono loro. Leo, Salvo, Sergio e Harun stanno piangendo, come l’anno scorso2. Non ha dubbi Antonella Riunno, ex custode dell’Eureco. In quel rogo ha perso il padre di sua figlia nonché promesso sposo, Salvatore Catalano.
Guarda il cielo grigio, sembra uno strascico di quella colonna di fumo che uccise quattro operai, ne ferì altri quattro. Ieri i familiari delle vittime e i sopravvissuti — accompagnati dal comitato nato per sostenerli e da associazioni come l’Aiea, Medicina Democratica, l’Anmil, la Rete nazionale contro gli infortuni e il Comitato per la salute sui luoghi di lavoro di Sesto — si sono radunati davanti al municipio di Paderno per poi spostarsi davanti ai cancelli della fabbrica e successivamente nel salone dell’ex cinema Splendor dove, dopo una lettura teatrale dal titolo "Il mare non esiste", è intervenuto Moni Ovadia ed è stato proiettato il documentario sulla loro storia, "Uomini da bruciare".
Sono trascorsi due anni, la ferita è ancora aperta. Alle 14.55 il suono straziante di una sirena cerca di rompere il silenzio su una vicenda tutt’altro che chiusa. Il 23 novembre, infatti, è in programma una nuova udienza, la quarta, davanti al gup Antonella Bertoja. Alla sbarra il titolare, Giovanni Merlino, accusato di omicidio colposo plurimo, traffico illecito di rifiuti pericolosi e violazione delle norme di sicurezza.
"Speriamo nella giustizia, ma la nostra situazione è sempre più difficile. Si sta complicando di giorno in giorno", spiegano Kasem Xhani, Ferit Meshi e Shuli Lulzim, scampati al rogo. Kasem, il più giovane, sta cercando di ricostruirsi una vita, si è sposato da sette mesi. Ma deve fare i conti con le continue operazioni, la schiena non gli lascia pace. E a complicare tutto il lavoro che non c’è, la disoccupazione agli sgoccioli. Il collega Ferit ha finito anche quella, quattro persone sulle spalle, tre mesi d’affitto in arretrato: "Mercoledì ho un appuntamento con il sindaco, spero riesca ad aiutarmi, è sempre più difficile andare avanti". Shuli ha già l’avviso di sfratto in mano, è in prova in un’azienda che si occupa sempre di smaltimento rifiuti.
"È difficile, ma non posso fare altrimenti e ho paura di perdere anche quest’occasione". Sono insieme, guardano il piazzale dove hanno perso quattro colleghi, quattro amici. "Li chiamano incidenti — ha ribadito Mario Petazzini, portavoce del comitato — ma non sono incidenti. L’Eureco rappresenta un esempio significativo. Perché nonostante la recidività si è continuato a lavorare trascurando le più elementari norme di sicurezza. Su questa tragedia non deve calare il silenzio. Il rispetto delle persone coinvolte deve essere ricordato per stimolare la solidarietà dei cittadini e delle istituzioni che, purtroppo, ancora oggi sono colpevolmente assenti"."Davanti a questi cancelli non c’è nessuno dell’amministrazione. Non abbiamo ricevuto neanche una chiamata. Non lasciateci soli", scuote le testa Antonella Riunno, in mano un mazzo di fiori lasciati in via Mazzini, al civico 101.
Scrivi commento