La guerra fra capitale e lavoro continua a produrre vittime solo fra lavoratori.
A Lamezia altri 3 operai uccisi da un’esplosione.
Giovedì 12 settembre nell’area industriale di Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro, l’esplosione di un silos ha causato la morte sul colpo di due lavoratori poco più che trentenni e ferito gravemente un terzo collega morto il giorno dopo. Secondo l’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro, “dall'inizio dell'anno a oggi 14 settembre 2013 sono documentati 410 lavoratori morti per infortuni sui luoghi di lavoro e oltre 820 se si aggiungono i morti sulle strade e in itinere”.
“Nel 2012 sono morti 1180 lavoratori (stima minima) di cui 625 SUI LUOGHI DI LAVORO (tutti documentati). Si arriva a superare il numero totale di oltre 1180 vittime se si aggiungono i lavoratori deceduti in itinere e sulle strade che sono considerati giustamente, per le normative vigenti, morti per infortuni sul lavoro a tutti gli effetti. L'Osservatorio considera morti sul lavoro tutte le persone che perdono la vita mentre svolgono un'attività lavorativa, indipendentemente dalla loro posizione assicurativa e dalla loro età”.
Con la scusa della crisi i padroni risparmiano anche sulle misure di sicurezza. In nome della competitività e dell’aumento della produttività e del profitto i capitalisti padroni costringono con il ricatto del posto di lavoro, gli operai a lavorare senza protezioni adeguate e in condizioni pericolose.
L’aumento dello sfruttamento è sempre più la causa principale degli infortuni e dei morti su lavoro, cui si aggiungono le migliaia di morti per malattie professionali. Ognuno piange i suoi morti, e su questi assassinii dei padroni i partiti e le istituzioni, impegnati a rappresentare il copione nel teatrino della politica non sono andati oltre ipocrite frasi di cordoglio e di circostanza.
Non diverso l’atteggiamento dei “ rappresentanti dei lavoratori” CGIL- CISL-UIL-UGL che si sono limitati a qualche protesta formale. Per questi lavoratori uccisi dal profitto i sindacati confederali non hanno indetto uno sciopero perché scioperare significherebbe far perdere ore di profitto ai padroni.
Ai famigliari degli operai assassinati, alle loro famiglie va la nostra solidarietà.
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