Dal quotidiano il Tirreno. Migliaia in corteo a Viareggio: «Una strage non va in prescrizione» In via Ponchielli è partita e terminata la manifestazione per ricordare i morti e per chiedere che sia fatta giustizia di Donatella Francesconi 30 giugno 2015
VIAREGGIO. Trentadue morti frutto di troppi peccati: «Dell'omissione, del silenzio, della viltà e del denaro». Daniela Rombi, sale sull’altare della piccola cappella del cimitero della Misericordia quando manca poco a mezzogiorno della data che, sei anni fa, ha cambiato la sua vita e quella degli altri familiari delle vittime della strage di Viareggio. «Questa è la foto più bella che ho di Emanuela in ospedale...», dice Rombi srotolando l’immagine ingrandita della propria figlia, 21 anni appena, completamente sfigurata dall’incendio. «Ma questa roba qui deve andare in prescrizione?! Ma siamo matti!», commenta una donna che assiste alla Messa celebrata dal vescovo Italo Castellani.
«Sindaco, ora ci pensi anche un po’ lei...», mormora un familiare a Giorgio Del Ghingaro, fresco di elezione alla guida di una città che si porta dentro questo infinito strazio ma, allo stesso tempo, ha saputo mantenere vivo lo spirito collettivo della tragedia. Perché non è la tragedia di una madre che ha perso un figlio. «Per noi è imprescindibile gridare no alla prescrizione», dirà Marco Piagentini nel pomeriggio, davanti ai comitati delle stragi d’Italia riuniti in Municipio: «Non si possono costringere i familiari ad esibire quello che ha esibito Daniela».
Tutta Viareggio, e non solo. Sull’altare insieme al vescovo che si è intrattenuto con i familiari delle vittime in maniera assolutamente informale, ieri mattina, c’erano i parroci di Viareggio e - al loro fianco - le autorità militari: il dirigente del commissariato di polizia, il capitano di carabinieri, il comandante della Capitaneria, la rappresentanza della polizia municipale. E la sera, al corteo, i gonfaloni dei Comuni della Versilia, con i sindaci o i loro rappresentanti. Perché «la strage ferroviaria di Viareggio è una ferita immortale per tutta la Versilia», è il messaggio diffuso dal Comune di Pietrasanta.
Da Prato a Londra. Una ferita sentita anche da chi non abita in Versilia: ieri mattina un gruppo di cicloamatori del Consorzio autotrasporti pratesi ha fatto visita alla Casina di ricordi portando un mazzo di fiori ed una coccarda che è stata messa insieme agli altri omaggi portati nel corso degli anni dalle migliaia di visitatori che quotidianamente fanno omaggio alla Casina in via Ponchielli. Casina che vive grazie ai motociclisti delle Tartarughe lente in memoria dei loro amici morti nel disastro ferroviario, “Pulce” e “Scarburato”. Mentre da Londra l’Anpi London scrive ai familiari: «La vostra battaglia per giungere alla definizione della verità giudiziaria è una lotta di tutti noi, per tutti noi che auspichiamo la nostra democrazia diventi un fatto pienamente compiuto».
La politica. Da Roma si fa sentire un po’ di politica ma la voce è solo quella del centrodestra: «Nel sesto anniversario della strage di Viareggio, il pensiero va ancora una volta alle vittime e alle famiglie. Il dolore per una ferita che rimarrà per sempre aperta nelle loro vite, nella storia della città e di tutto il Paese chiama ad una ricerca puntuale e completa della verità e della giustizia», afferma la deputata toscana, responsabile della comunicazione per Forza Italia, Deborah Bergamini. «Ci impegnano a continuare a seguire con estrema attenzione la vicenda processuale, auspicando che vengano finalmente riconosciute le responsabilità dell'accaduto in tempi ristretti», è l’impegno di Tiziana Montinari, coordinatore nazionale del Dipartimento tutela vittime di Fratelli d’Italia-An: «Compito della giustizia è riconoscere con equità e serietà la dinamica effettiva che ha causato questo incidente ferroviario, sul quale cade l'ombra del disastro colposo, aggravato dal non rispetto delle norme della sicurezza sul lavoro». Nella sala del Municipio, insieme al consigliere comunale Giulio Zanni dei Cinque stelle (unico presente) anche il deputato Alfonso Bonafede.
Voci e segni del lutto. Basta affacciarsi alla finestra al balcone del palazzo comunale per sentirli. Sono i fischi dei macchinisti che da cinque anni, ormai, ogni 29 giugno ricordano così per tutto il giorno la tragedia di quella notte maledetta. «Prendo mia madre e scappo... hanno suonato al citofono, non ho neanche capito che è successo...ma dobbiamo andare»: voci della città e non di sei anni fa, ma di oggi, raccontata così tra i banchi del mercato da un viareggino come tanti, che non può dimenticare. E con poche parole di un semplice ricorda dà un senso al corteo che da lì a poco attraverserà la città ancora una volta, tra i tanti simboli del lutto, dalle bandiere a mezz’asta, ai manifesti del Comune, alle attività commerciali che espongono in vetrina la bandiera italiana listata.
Le vittime delle stragi. «Basta! Siamo stanchi di tragedie impunite». Loris Rispoli, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime del traghetto Moby Prince (Livorno) non manca l’appuntamento con l’anniversario della strage di Viareggio. Che vede riuniti, in Municipio, i rappresentanti degli altri comitati delle stragi d’Italia. «Questo Paese deve imparare a scrivere parole di giustizia. Non possiamo più accettare i silenzi. È l'ora che si cominci a dire che per qualsiasi strage non c’è prescrizione», aggiunge Rispoli. È un susseguirsi di interventi, di storie. Dall’amianto dei processi lombardi, a San Giuliano di Puglia, ai morti sul lavoro: «Chi ci fa fuori un figliolo non va in carcere e non sappiamo chi ringraziare», dice Gloria Puccetti, presidente del comitato nazionale “Noi non dimentichiamo”. Ed allora due appuntamenti: entro fine luglio sotto il Quirinale e un convegno nazionale che coinvolga istituzioni e magistratura.
Il lungo corteo del dolore. Sfila dal cavalcavia appena dopo cena ed il colpo d’occhio è già cifra: sono tanti, la città ha risposto, alla fine diecimila persone si sono uniti ai familiari delle vittime e con loro hanno rivissuto quella notte maledetta. Ci sono i gonfaloni, i Comuni della Versilia, quello di Pisa con il vice sindaco che ha sfilato per tutto il corteo al fianco del neo sindaco di Viareggio, Giorgio del Ghingaro, quello di Lucca con il suo sindaco Alessandro Tambellini che non manca mai l’appuntamento, la Provincia e la Regione. E poi tanti striscioni, anche quello degli operai della Breda di Pistoia in lotta da decenni con l’amianto-killer e le sue vittime. E poi l’associazione dei familiari delle vittime delle strada, il Comitato Matteo Valenti, Cgil e Fiom, la Casa delle donne, l’associazione “Libera” e tanti, tanti altri dal mondo del lavoro e della società civile.
Passeggiata in silenzio. Per dimostrare che la strage di Viareggio, nella città che quella notte vide bruciare vite e mattoni, non è sola. E mai lo sarà. È il silenzio della Passeggiata che lo grida forte. Quando il corteo la imbocca all’altezza di piazza Campioni i commercianti hanno abbassato le saracinesche, abbassato le luci, spento la musica. Nei gazebi si cena al buio, mentre passa il corteo. E molte attività hanno scelto un momento di buio anche all’interno. È la prima volta che accade in maniera così diffusa. L’ordinanza del commissario prefettizio Valerio Massimo Mannino è passata nei cuori dei viareggini, prima che all’albo pretorio. Dalle finestre e dai balconi di via Mazzini in tanti accompagnano lo sfilare del corteo. Così come i tanti che lo accolgano fermi ai lati delle strade. Davanti alla Croce Verde l’applauso è lungo e spontaneo, in memoria del presidente Milziade Caprili e di quanto ha creduto nella battaglia dei familiari delle vittime e della città tutta per avere giustizia.
Il finale alla Casina dei ricordi. Quando il corteo torna ad imboccare il cavalcavia per raggiungere via Ponchielli, il palco, la Casina dei ricordi, è il cuore vivo della città che lo percorre. Bambini, passeggini, biciclette, i più anziani che hanno male ai piedi ma non mollano, cani al guinzaglio o nei cestini delle biciclette. Poche parole dal palco, poi la proibizione del cortometraggio “Ovunque proteggi”. Con i familiari, dal pomeriggio, c’è Chiara Rapaccini, la compagna del regista Mario Monicelli che Viareggio ricorda
sempre con grande affetto. È lei a ricorda che tra le diecimila firme raccolte nell’estate 2009 per chiedere le dimissioni di Mauro Moretti, allora ad di Ferrovie, c’è anche quella del Maestro. «Ma che fatalismo!», è il commento di Rapaccini: «Sono gli uomini responsabili di questa ferita».
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