Riportiamo il riassunto di questo articolo pubblicato su Epidemiologia & Prevenzione
Rischio clinico da ingestione di fibre di amianto in acqua potabile
Agostino Di Ciaula(*) Valerio Gennaro (**)
(*) UO medicina internaPO BisceglieASL BATBisceglie
International Society of Doctors for Environment (ISDE) Italia
(**) COR LiguriaRegistro nazionale mesoteliomi (ReNaM)IRCCS Azienda ospedaliera universitaria San
MartinoGenova Istituto nazionale per la ricerca sul cancro (IST)Genova
Corrispondenza: Agostino Di Ciaula - Email: agostinodiciaula@tiscali.it
Riassunto:
Il recente riscontro di amianto in campioni di acqua potabile in Toscana (sino a 700.000 fibre/litro) ha riaperto il dibattito sui rischi da ingestione di queste fibre.
L’esposizione ad amianto è stata messa in relazione a vari tumori del tratto gastrointestinale e in vitro è stata documentata la citotossicità ileale da ingestione di fibre di
amianto. Il riscontro di amianto in campioni istologici di carcinoma del colon e nella bile colecistica suggerisce la possibilità che oltre alla migrazione/ traslocazione dai
polmoni ad altri organi per via linfatica sia possibile un riassorbimento intestinale delle fibre e il raggiungimento del fegato attraverso la circolazione portale. È stato anche
descritto un possibile nesso causale tra amianto e colangiocarcinoma intraepatico. L’amianto assunto per ingestione è in grado di potenziare l’effetto mutageno del benzo(a)pirene
e secondo l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC ) ci sono evidenze sul rapporto causale tra ingestione di amianto e cancro dello stomaco e del colon retto. Il
rischio sarebbe proporzionale alla concentrazione di fibre ingerite alla variabilità del consumo idrico alla durata dell’esposizione e alla concomitante esposizione ad altri
carcinogeni (per esempiobenzo(a) pirene). La presenza di fibre di amianto in acqua potabile potrebbe inoltre spiegare l’evidenza epidemiologica di mesoteliomi non associabili a
esposizione inalatoria. In conclusione numerose evidenze suggeriscono che i rischi sanitari correlati all’amianto possono essere subordinati a differenti vie di introduzione e
sono presenti anche per ingestione soprattutto attraverso il consumo quotidiano di acqua potabile. In Italia mancano limiti di legge e rilevazioni sistematiche sulla
concentrazione di fibre di amianto in acqua nonostante sia ampia la diffusione delle condotte in cemento-amianto e alcune di queste siano in progressivo deterioramento anche a
causa dell’alto tasso di acidità dell’acqua circolante. Resta da stabilire con chiarezza il limite minimo tollerabile di fibre di amianto nell’acqua potabile e per rispetto dei
principi di precauzione e di prevenzione sarebbe opportuna una revisione della normativa nazionale e un efficace e sistematico piano di monitoraggio dell’acqua da applicare in
tutte le entità amministrative (comuni/province/regioni). Sono inoltre necessari ulteriori studi epidemiologici finalizzati alla corretta identificazione delle comunità esposte e
a un’adeguata valutazione del rischio in quelle specifiche aree geografiche.
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