IN ITALIA SI CONTINUA A MORIRE SUL LAVORO FRA L’INDIFFERENZA DELLA CONFINDUSTRIA, DELLO STATO E DELLE ISTITUZIONI
Tra gennaio e luglio i dati Inail registrano 719 morti con un aumento rispetto all'anno prima del + 19,5%, di cui 89 in più solo in Lombardia. Nella sanità sono aumentati del +500% gli
infortuni durante il lockdown.
Non è stato comunicato il numero dei lavoratori invalidi ma si presume un forte aumento anche di questi. In
realtà questi dati sono al ribasso perché durante gli “arresti domiciliari” impossibilitati a muoversi e con gli uffici Inail e i patronati chiusi molte denunce non sono state
registrate.
Portare a casa un salario nella guerra quotidiana fra capitale e lavoro è sempre più rischioso. Dietro ai morti sul lavoro c’è la brutalità e la violenza del sistema capitalista. Protetti
dalle leggi che tutelano la proprietà privata dei mezzi di produzione, in nome del libero mercato e del profitto, i capitalisti hanno impunità e licenza di uccidere. Negli ultimi anni la
condizione operaia è peggiorata costantemente. L’aumento dello sfruttamento e il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro sono la causa principale dell’aumento degli infortuni e dei
morti sul lavoro di cui le istituzioni e autorità fingono di non vedere.
Con il ricatto del posto di lavoro e la riduzione dei salari reali, subordinati alla produttività, i padroni costringono a lavorare sempre di più e sempre peggio, e per chi ci arriva, con
pensioni da fame. In Italia ogni anno ci sono oltre 1.400 morti sul lavoro e altre migliaia di lavoratori muoiono per malattie professionali o rimangono invalidi. Una vera strage contro
l’umanità, ma per lo stato delle stragi impunite non c’è mai un colpevole. Nel sistema capitalista dove si produce per il realizzare il massimo profitto e non per soddisfare i bisogni degli
esseri umani, le condizioni dei lavoratori continuano a peggiorare senza toccare mai il fondo.
SOCIALISMO O BARBARIE è il nostro futuro