OPERAI COMBATTIVI E INTERESSI DELLA CLASSE
I limiti alle rivendicazioni operaie che Confindustria, governo e sindacati impongono in nome della crisi possono essere infranti. Quando gli accordi sanciscono la monetizzazione della salute e
l’immiserimento dei lavoratori per salvaguardare i profitti, vanno combattuti e respinti.
Gli operai e i lavoratori che si sono ribellati in modi diversi contro la mancanza di protezioni individuali e collettive durante e dopo la prima fase della pandemia ci hanno insegnato che la
salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro non la regalano né lo stato né i padroni, né i sindacati ma si conquista con la lotta.
Non possiamo accettare che gli interessi dei lavoratori si stabiliscono sulla base della “compatibilità” con l’azienda.
La contrattazione, le rivendicazioni e gli obiettivi si fanno solo sulla base delle reali condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori.
In questo modo la lotta può essere diretta dagli operai stessi anche senza e contro i sindacati filo-padronali. Anche
durante lockdown e il coprifuoco, i padroni delle fabbriche hanno aumentato i loro profitti mentre
gli operai e i lavoratori hanno continuato a morire sul lavoro, per malattie professionali o
invalidi.
Le lotte operaie per la sicurezza, per difendere le condizioni di lavoro e di vita si scontrano con gli interessi
di padroni e governo, smascherano (particolarmente in questo periodo) la democrazia borghese e mostrano la dittatura del capitale sul lavoro salariato.
I decreti sicurezza varati dal governo “gialloverde” del Conte1 sempre in vigore per quanto riguarda le sanzioni contro i lavoratori che lottano fuori dal controllo dei sindacati confederali sono
stati riconfermati anche con il governo “giallo rosso” del Conte 2 e rimangono validi nel criminalizzare le forme di lotta conflittuali. Denunce contro chi manifesta, ricatti, licenziamenti a chi
viola il “vincolo di fedeltà” sono usate per costringere i lavoratori a lavorare anche a scapito della sicurezza.
La crisi colpisce anche le fasce della piccola borghesia e Il malcontento nel paese sta crescendo.
Oggi nella crisi acuita dalla pandemia ogni lotta diventa un intoppo per la ripresa dei profitti e scatena reazioni violente da parte dello stato e dei padroni.
In una società fondata sul profitto, dove vige la legge del padrone, le fabbriche devono produrre e gli operai, gli sfruttati che si ribellano repressi.
Oggi i lavoratori combattivi che lottano per i loro interessi di classe diventano i più coerenti nemici del capitale e hanno bisogno di un’organizzazione unitaria adeguata allo scontro.
Superando la frammentazione e le divisioni politiche e sindacali, riconoscendosi come appartenenti alla stessa classe sociale possono diventare un punto di riferimento per il movimento di protesta che monta nel paese.
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio