CRISI, PANDEMIA E
PATTO SOCIALE
Durante la pandemia si è stabilita una tregua, un patto sociale fra governo, padroni e sindacati confederali per contenere le rivendicazioni operaie e le proteste
dei lavoratori e della piccola borghesia costretta a chiudere le attività commerciali, con lo slogan “siamo tutti nella stessa barca”.
Per
contenere la protesta il governo ha usato cassa infrazione e ristori, ma l’aumento dei prezzi, l’intensificazione dello sfruttamento per chi ha conservato il posto di lavoro, l’aumento della
disoccupazione ha provocato un malcontento destinato a crescere.
Che cosa succederà quando fra qualche mese scadrà il blocco dei licenziamenti (anche se finora i licenziamenti economici, quelli disciplinari e quelli per aver
violato il vincolo di fedeltà non si sono mai fermati), e i lavoratori non saranno più disposti a rinviare la difesa dei loro interessi?
Le manifestazioni, le proteste e gli scioperi che finora si sono manifestati solo sporadicamente in alcuni settori, aumenteranno di numero e sfoceranno in
scioperi e manifestazioni di piazza sempre più numerose.
La crisi mondiale che investe tutti i paesi capitalisti dietro l’apparente unità nella lotta contro il coronavirus porta le borghesie dei vari paesi a scontrarsi
e nasconde un’accanita guerra economica a cominciare da quella per assicurarsi il grande affare dei vaccini.
In ogni paese la classe dominante non ha saputo, o voluto, difendere la salute pubblica e oggi lucra sulla pandemia, chiamando all’unità sfruttati e sfruttatori
per salvare l’economia nazionale e rendere competitivo il capitalismo imponendo sacrifici economici, limitazioni delle libertà costituzionali, limitazioni di sciopero e di manifestazione e Il
coprifuoco.
La storia ha già dimostrato che sostenere gli interessi della propria borghesia non porta benefici ai lavoratori ma solo agli interessi delle multinazionali, dei
padroni e a mettere i lavoratori di un settore o di un paese uno contro l’altro.
Scindere gli interessi dei lavoratori da quelli dei loro padroni è il primo passo per l’indipendenza proletaria.
Riconoscersi come appartenenti a una sola classe a livello internazionale, cominciare a organizzarsi autonomamente come classe operaia sui nostri interessi
immediati e storici di là dall’appartenenza politica e sindacale è il primo passo.