Lotta di classe, legge e giustizia borghese.
Come diceva Brecht in questa situazione ogni ipotesi riformista, anche onesta, diventa “un fragile ricamo di ragazza”
Gli operai, i lavoratori e tutte le vittime del profitto e dello sfruttamento, lavorativo o ambientale che hanno avuto a che fare con la giustizia dei padroni e con le loro leggi nei
tribunali hanno capito dall’esperienza concreta che chi è potente, chi detiene il potere politico-economico e chi è ricco – con avvocati e consulenti lautamente pagati, sfruttando i sofismi e
le interpretazioni di parte, con il “rispetto” per i forti dei giudici - riesce sempre a sfuggire alle sue responsabilità e alle sue colpe.
Nella società capitalista i padroni - responsabili di stragi operaie, sociali o ambientali - restano sempre impuniti, non pagano mai perché a pagare sono sempre le vittime, i lavoratori, le
associazioni che denunciano gli assassini e si presentano parte civile nei processi per ottenere giustizia. Perché oltre a non ricevere mai giustizia, sono anche costretti a pagare le spese
processuali.
Così è successo nel processo d’appello per le decine di morti d’amianto alla Breda/Ansaldo di Milano e in Cassazione nel processo per la strage ferroviaria di Viareggio, che ha provocato 32
morti bruciati vivi nelle loro case.
Negli anni ’70, quando la lotta di classe e il movimento operaio erano forti, si riusciva a influenzare anche alcuni settori “progressisti” della magistratura che, sotto tale pressione,
interpretavano le leggi con un occhio di riguardo per gli operai: magistrati che, davanti alle manifestazioni di massa operaie all'interno dei tribunali, in sostegno dei compagni colpiti
dalla repressione o licenziati dallo Stato e dai padroni, non guardavano solo ai diritti dell’impresa e dei manager ma erano costretti a tenere conto anche delle ragioni dei lavoratori.
Oggi in una situazione sociale e politica diversa, con un movimento operaio debole, frazionato e diviso, la difesa della proprietà privata dei mezzi di produzione e del profitto sono gli
unici diritti riconosciuti cui tutti gli altri sono subalterni e sono applicati solo se con questo profitto sono compatibili.
Ormai tutte le leggi riconoscono e difendono la centralità dell’impresa, dei suoi inalienabili diritti, frutto di rapporti di forza che permettono ai padroni una totale libertà nell’uso della
forza lavoro, sia nella gestione in azienda, sia nella possibilità di cacciarla in qualsiasi momento, o di trasferire la fabbrica de localizzando, lasciando i lavoratori senza occupazione da
un giorno all’altro.
Noi non dimentichiamo che da sempre la magistratura è un’istituzione dello Stato borghese che ha lo scopo di conservare e difendere il sistema economico attuale, ma questo non ci impedisce di
rivendicare il nostro diritto alla giustizia e di portare la lotta di classe anche nelle aule dei tribunali dei padroni.
Contro leggi e sentenze ingiuste è necessario lottare per cambiarle. Quando la legge difende l’ingiustizia, ribellarsi e giusto e la resistenza diventa un dovere.