LA SALUTE SI DIFENDE ELIMINANDO LA NOCIVITA'.
La difesa del posto di lavoro e del salario, della salute in fabbrica e nel territorio, si scontra giornalmente con la logica del massimo profitto.
I padroni, minacciando licenziamenti e, delocalizzazioni, cercano col ricatto della perdita del posto di lavoro di contrapporre i lavoratori alla popolazione pur di non spendere soldi per mettere in sicurezza impianti nocivi e inquinanti. L’esempio più clamoroso è l’ex Ilva di Taranto (ArcelorMittal) dove la contrapposizione tra i lavoratori e la popolazione è gestita dal movimento sindacale confederale a favore del padrone, con gravi danni per la salute sia degli operai sia della popolazione.
Negli anni 70’, in un’altra situazione economica, nelle fabbriche di Sesto San Giovanni la contraddizione fu risolta direttamente dagli operai con fermate improvvise, scioperi spontanei di gruppi di lavoratori, in particolare delle lavorazioni a caldo di forgia e fonderia (costretti a lavorare pezzi di acciaio dai 1250 ai 1500 gradi centigradi) quando, nei mesi estivi, la temperatura sul posto di lavoro diventava intollerabile provocando continui svenimenti fra gli operai.
Queste lotte contro la nocività - che non delegavano a nessuno il problema della salute in fabbrica, né al padrone né al sindacato, attraverso cortei interni e discussioni con tutti gli operai - costrinsero i sindacati a rincorrere gli operai anche sul problema dell’organizzazione capitalistica del lavoro.
Il dominio incontrastato del padrone nella fabbrica e nella società si evidenzia con le istituzioni che si schierano sempre col padrone. In questi anni abbiamo visto spesso inchieste, dove politici, sindacalisti, medici, scienziati, istituzioni, tecnici, sul libro paga dei padroni hanno ricevuto generose “donazioni” e privilegi in cambio del controllo e del contenimento all’interno delle compatibilità aziendali o nazionali delle rivendicazioni dei lavoratori.
Delegare il posto di lavoro e la salute al sindacato, alle istituzioni e al padrone, è il modo migliore per perderli.
La difesa del posto di lavoro e della salute si realizza solo nella critica all’organizzazione capitalistica del lavoro, quando gli operai manifestano la loro autonomia di classe con scioperi contro il padrone e i dirigenti responsabili della brutalità delle condizioni di lavoro nocive.
Delegare al padrone e agli istituti specializzati il controllo della nocività e dell’inquinamento ambientale sul lavoro e sul territorio è come legarsi al collo una corda sperando nella buona fede del boia che l’ha in mano.
Essere neutrale nella lotta di classe, astenersi dalla battaglia non garantisce né il posto di lavoro né la salute.
Il sistema capitalista, nella sua ricerca del massimo profitto, distrugge gli esseri umani e la natura e non si può accettare di barattare il lavoro di alcuni contro la salute di tutti.
Si lavora per vivere, non per morire! Se i padroni ci vogliono costringere a lavorare per continuare a intascare profitti facendoci rischiare la vita ogni giorno nei luoghi di lavoro malsani, in fabbrica in reparti nocivi e inquinando il territorio, dobbiamo dire chiaramente che noi vogliamo lavorare in sicurezza e che a condizione di morte niente lavoro.
La scelta fra il morire di fame e il morire di cancro non è una scelta.
La lotta del movimento operaio è da sempre una lotta contro lo sfruttamento, per eliminarne le cause, la società capitalista basata sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
La salute si rivendica e la nocività si elimina. E’ questa la lotta che vale la pena di fare.