12 ANNI FA IL TERREMOTO DELL’AQUILA. Noi non dimentichiamo.
Alle 3.32, del 6 aprile 2009 in piena notte, un boato scuote l'aria. Una scossa di terremoto di 5,8 gradi della scala Richter in pochi minuti distrugge gran parte del centro storico dell'Aquila e molti paesi vicini. Il bilancio è pesantissimo: 309 morti, 1.600 i feriti, decine di migliaia gli sfollati.
I primi soccorsi arrivano dagli stessi Aquilani scampati al massacro, che iniziano subito a scavare a mani nude. C’è chi riesce a liberarsi da solo sollevando travi pietre e cemento, soccorrendo i feriti e liberando i morti dalle macerie. Quando le prime luci dell’alba illuminano la città, ci sono morte e distruzione ovunque.
Delle 309 persone uccise dal terremoto, la più piccola – Giorgia - sarebbe dovuta venire alla luce proprio quel giorno. Tra le vittime 8 ragazzi che vivevano nella Casa dello Studente, stabile molto compromesso e destinato a subire seri danni in caso di sisma secondo uno studio commissionato dalla Protezione Civile Abruzzo a una società della stessa Regione, appena qualche anno prima. Così è stato. Quelle vite potevano essere salvate se si fosse agito secondo le regole; quelle vite e altre ancora, all’Aquila, come in tutto il Paese.
Anche quest’anno nella notte del 6 aprile, anche se limitata dalle norme anticovid, c’è stata una manifestazione in ricordo delle vittime del terremoto e di tutte le vittime del profitto.
Alle 21:15 sono stati eseguiti 309 rintocchi di campana, cui è seguita, a cura di un vigile del fuoco, l'accensione di un braciere messo nei pressi della chiesa.
Allora come oggi i responsabili di questi assassinii, gli imprenditori senza scrupoli, i faccendieri, i padroni che non rispettano le leggi sulla sicurezza, istituzioni e politici compiacenti, la stampa e TV a loro asserviti, cercano di nascondere le loro responsabilità parlando di “fatalità”, di tragedia “imprevedibile”.
Il 23 ottobre 2015 nel primo procedimento della maxi inchiesta sui crolli della procura della Repubblica ad arrivare al giudizio definitivo per il terremoto dell'Aquila, la Cassazione conferma le condanne per il crollo del Convitto in cui persero la vita tre minorenni: 4 anni a Livio Bearzi, allora preside della struttura, e 2 anni e 6 mesi per Vincenzo Mazzotta, dirigente della Provincia.
La 4° sezione penale della Cassazione ha confermato anche la condanna del ministero dell'Istruzione, quale responsabile civile, a risarcire le parti civili, rappresentate dai genitori di uno dei tre minorenni morti a seguito del crollo dell' edificio, la cui costruzione risaliva a due secoli fa.
Anche per i giudici di Cassazione quindi il preside non ha mai sottoposto la vecchia struttura a restauri. Inoltre, non è mai stato redatto un piano per la sicurezza. Tra le accuse al preside, la mancata evacuazione dell'edificio durante le scosse che avevano preceduto quella delle ore 3.32 del 6 aprile 2009.
Anche la tragedia compiuta dal terremoto dell’Aquila, impunità, è una strage del profitto e di stato che poteva essere evitata se gli edifici fossero stati costruiti nei modi corretti, non risparmiando sui materiali di costruzione per ottenere il massimo profitto.